Dopo la tragedia che ha annientato la squadra brasiliana della Chapecoense, arriva una bella notizia finalmente: uno dei superstiti, il difensore Hélio Hermito Zampier Neto si è svegliato dallo stato di coma farmacologico.
Il difensore, classe 1985 che ha riportato numerose gravi fratture scomposte e un serio trauma cranico, è tutt’ora ricoverato ma ha ripreso conoscenza dopo essere stato tenuto in coma farmacologico per permettergli una più rapida ripresa.
Spaventato e shockato per le ferite che ha riportato sul suo corpo, ha successivamente chiesto della finale che la Chapecoense avrebbe dovuto disputare in Colombia, e per la quale la squadra prese quel volo, ignaro della portata della tragedia.
Gli psicologi hanno ritenuto opportuno non rivelare a Neto quanto successo ai suoi compagni per una serie di motivi: innanzitutto il difensore brasiliano è ancora sotto shock per le gravi lesioni che ha trovato sul suo corpo e di cui ancora non si è reso conto, e ancora, uno shock come quello che potrebbe avere apprendendo della scomparsa di tutti i suoi compagni eccetto lui e pochissimi, potrebbe compromettere le sue condizioni di salute, in miglioramento ma sicuramente delicate (ricordando del trauma cranico che ha costretto i medici a tenerlo in coma farmacologico).
Poche ore prima del voto negli Stati Uniti per l’elezione del nuovo presidente (con inaspettata vittoria di Donald J. Trump ai danni della favorita Hillary Clinton), è tornata a parlare del famoso “sexgate” Monica Lewinsky. Come sappiamo, durante la presidenza di Bill Clinton, uno dei più grandi scandali nella Casa Bianca interessò l’allora 22enne Monica, la quale ebbe rapporti sessuali con l’allora presidente. Oggi 43enne, Monica in una conferenza dell’Australian Association of National Advertisers, è tornata a parlare di quello scandalo e di come abbia cambiato la sua vita, in peggio. La sua testimonianza in Australia è per sensibilizzare la gente al problema del cyberbullismo, come diretta interessata: Monica per anni di insulti e offese è quasi arrivata al suicidio. Si è detta profondamente pentita per l’errore commesso, pagando l’ingenuità di quegli anni. Il prezzo da pagare è stato carissimo. Come testimonial contro il cyberbullismo, Monica è riuscita con dichiarazioni forti a convogliare l’attenzione sul tema:” “Sono stata chiamata troia, donnaccia e simili. La crudeltà verso gli altri non è nuova, ma ho visto una svolta nel potere di umiliazione data l’ampiezza e la portata di Internet, senza restriziomni e perennemente accessibile”. Il riscatto di Monica Lewinsky con questo suo impegno sociale, può dare la forza alle vittime di cyberbullismo di reagire e non lasciarsi schiacciare dalla cattiveria e l’odio che internet e i nuovi media riescono a riversare contro le vittime.